La Costituzione più bella del mondo

La Costituzione più bella del mondo

E’ quella irlandese, del 1937, che recita:

The State recognise that by her life within the home, the woman gives to the State a support without which the common good cannot be achieved. The State shall, therefore, endeavor to ensure that mothers shall not be obliged by economic necessity to engage in labour to the neglect of their duties in the home.

Lo Stato ha il dovere di assicurare alle madri condizioni favorevoli per essere, diventare e rimanere tali, in modo da assicurare il benessere, la stabilità e il proseguimento della nazione stessa; assicurando cioè il bene più prezioso a fondamento di ogni altro bene che da esso deriva: la vita. Quindi la maternità: il compito e l’onore più alti che la donna è chiamata a svolgere, per assicurare il futuro della famiglia e di conseguenza della comunità nazionale. Dalla donna-madre discende il bene comune della nazione, che non può non fondarsi e non può prescindere dal bene domestico della casa e della famiglia. Dalla maternità deriva la continuità stessa della specie, oltreché degli stati e delle società; nonché la salute, la tenuta e l’unità di quella e di questi.

Assicurare il bene comune della maternità e della famiglia – affinché la madre possa fare la madre e non abbandonare il figlio allo Stato, alle bambinaie, ai dispositivi elettronici, ai videogiochi, alla televisione, ecc.; e affinché possa attendere alla propria casa e alla propria famiglia – significa assicurare che la donna non sia obbligata, da necessità economica, a venir meno ai propri doveri domestici e coniugali.

Nessuna donna sana e non plagiata da menzogne femministe-neoliberiste, in una società sana, potendo scegliere, sceglierebbe di abbandonare il figlio di pochi mesi all’asilo di Stato e ad altre donne, e poi alle scuole di Stato, a TikTok e agli smartphone, per dedicare la propria vita a servire e ad arricchire il Capitale, o lo Stato stesso, o le proprie ambizioni individuali, anziché le persone che ama e la propria casa. Come diceva Chesterton,

Il femminismo è scambiato con l’idea confusa che le donne siano libere quando servono i loro datori di lavoro ma schiave quando aiutano i loro mariti.

E nessuna nazione sana e che vuole sopravvivere e (cercare) di prosperare, può ignorare il fatto che il bene comune è dato dal bene di ciascuno e di tutti i suoi componenti, e che questo non può prescindere dal benessere e dalla prosperità delle famiglie che questi formano; e che queste ultime, infine, non possono prescindere dal ruolo insostituibile ed essenziale della donna, tramite la vocazione più nobile e caratteristica che le è stata affidata: la maternità e la cura che ne è connessa.
Al contrario, una nazione che vuole autodistruggersi e annullarsi dalla faccia della Terra, come un reietto che odia e disprezza se stesso, non può che fare l’opposto: odiare, disprezzare e umiliare la donna su cui si regge la stabilità familiare, sociale e quindi nazionale; odiare disprezzare e spezzare l’unità e la concordia della famiglia, prima cellula della società.

Tutti i partiti uniti d’Irlanda, di governo e di opposizione, erano pronti per raggiungere la grande impresa dell’autocancellazione nazionale. Mancava solo l’ultimo tassello: dopo la promozione del referendum sull’anti-matrimonio omosessuale nel 2015 e la promozione del referendum per la libertà di aborto nel 2018, mancava l’abolizione delle frasi sessiste e discriminatorie (sic) della costituzione a difesa della donna e della madre.

Incredibilmente, a grande maggioranza (intorno al 70%), il popolo irlandese ha votato al referendum contro la propria auto-soppressione. Si è fatto convincere – dai media, dalle ONG, dalla UE, dall’ONU, dal governo, dall’opposizione, dai gruppi di pressione femministi, anticlericali, finanziari, ecc. – che fosse buono e giusto garantire a due maschi di sposarsi e alla madre di uccidere il figlio che porta in grembo, ma, incredibilmente, non si è persuaso che fosse buono e giusto tradire le proprie madri e quindi la propria stessa esistenza.

L’8 marzo, per la “festa della donna” liberata dalla maternità, dall’uomo e dalla famiglia – cioè alienata da se stessa e dalla propria dignità, preda dell’ambizione indotta dal Capitale neomalthusiano e antiumano che la sfrutta – il popolo irlandese ha votato, per una volta, a favore della donna, e quindi di se stesso.

Per una volta, l’8 marzo si è davvero festeggiata la donna. La costituzione più bella del mondo è salva.