Natale sulla Terra (I parte)

Natale sulla Terra (I parte)

Essi osservavano. Scrutavano ogni cosa, fin nei minimi particolari: i dettagli più minuti non potevano sfuggire al vaglio del loro sguardo meticoloso e curioso. 

Essi erano fatti così. Non potevano fare a meno di ammirare tutte le cose sotto quel cielo azzurro e misterioso: le strane, incomprensibili abitudini di quegli esseri così belli, longilinei e proporzionati, eppure così contraddittori, scostanti e oscuri quanto alle cause del loro agire. 

Oh! Non potevano credere ai loro occhi – sebbene ne avessero sette per parte – vedendo tutto ciò che capitava in quel mondo affascinante e tremendo: esplosioni, morte, inganni (così quegli esseri chiamavano le azioni contrarie alle parole dette), guerre (così chiamavano la distruzione e la contesa reciproca di pezzettini di terra), eruzioni vulcaniche, terremoti, inondazioni… allora, tutti quegli esserini eretti e proporzionati, in tali occasioni, si agitavano e fuggivano come insetti, mentre altri, a volte, li distruggevano. Guardandoli più da vicino, emettevano suoni chiamati urla, che intendevano significare disperazione e paura, e il loro volto si deformava mostruosamente. Spesso piangevano, vedendo le loro costruzioni e i loro simili distrutti, cioè esprimevano un singolare stato fisico chiamato dolore, le cui vibrazioni erano più profonde e potenti della sofferenza dei loro corpi.  

Ma c’era anche molto altro, così incredibilmente diverso e opposto a tutte queste cose e a questi fatti, eppure misteriosamente opera degli stessi esseri. Vi erano edifici indescrivibili, che si elevavano verso il loro cielo in forme e proporzioni geometriche perfette; presso costruzioni dove si riunivano molti di loro con in mano oggetti detti strumenti, producevano suoni melodiosi e incredibilmente belli; presso altri edifici ancora, vi erano immagini ricche di colori e figure di quegli stessi esseri, rappresentati in forme tali che non si poteva non rimanerne ammirati e desiderosi di scoprire donde venissero, chi fossero e perché agissero in quel modo e costruissero quegli oggetti. 

Essi, i Chtusufuli x09 della Galassia Omega, avevano esplorato i confini dell’universo, ma non avevano mai trovato esseri paragonabili a quelli, né un pianeta che si avvicinasse alle ricchezze – e ai misteri – della Terra e dei suoi abitanti. 

Chi aveva costruito quegli esseri? Chi li aveva plasmati in corpi così armoniosi, con arti e fattezze così perfette e incantevoli? Era colui che aveva costruito il loro pianeta, la Terra? O forse anche l’intero universo? Ma come poteva essere: loro, i Chtusufuli x09 erano così diversi da quegli esseri, non avevano né edifici, né suoni, né forme, né comportamenti paragonabili a quelli. Eppure, erano in grado di comprendere che vi era qualcosa che li attirava ed era più grande dei loro corpi e di ciò che avevano visto e udito sino ad allora. 

Essi, lo sapevano, venivano dal Grande Abisso: dalla materia primigenia si era formato il primo Tusufu. Egli, dal Grande Vuoto, per azione della Grande Volontà era sorto e si era espanso, divorando tutta la materia, fino a formare il Grande Tusufu, da cui si erano staccati, via via, tutti i membri di Chtusuful x09. Questi, a loro volta, divorando e assorbendo la materia attorno a loro, vivevano e si moltiplicavano. Man mano che si esaurivano, venivano a loro volta inghiottiti e assimilati da altri Chtusufuli, nell’eterno ciclo dell’espansione e della volontà.  

Da quando avevano scoperto la Terra, molte cose avevano arricchito la Grande Volontà che era nella massa plumbea dei loro corpi, estendendo le informazioni e i saperi in loro possesso. Ma ancora molte cose essi non capivano. Da dove, da cosa o da Chi si erano originati quegli esseri, detti umani? Da dove venivano tutte quelle ricchezze, tutti i colori, le forme di quel mondo naturale e le cose che quelle creature avevano costruito? Da dove erano originati quei comportamenti provenienti dall’interno dei loro corpi? Perché esse agivano in quei modi incomprensibili, manifestando espressioni così forti e contrastanti? Perché, quando i loro simili erano distrutti o si esaurivano, reagivano a quel modo, provando dolore e manifestando la venerazione che si deve alla Grande Volontà e alla Grande Espansione vitale? Verso Chi o cosa essi provavano venerazione?

Un fatto, in particolare, li aveva colpiti. In un periodo del tempo chiamato anno, verso la fine di quello che era detto dicembre, i Chtusufuli x09, dallo spazio, vedevano che gran parte della Terra era illuminata da una miriade di luci artificiali. Gli esseri accendevano candele, lampade, festoni per le strade; erigevano grandi alberi in mezzo alle piazze, decorati con luci colorate e di oggetti multiformi e scintillanti; anche nelle proprie abitazioni, molti disponevano quegli alberi in miniatura, e poi ancora piccole figure di umani e animali – detti statuine – attorno a una povera costruzione, detta capanna. 

Che cosa significavano tutte quelle luci e quelle decorazioni? I Chtusufuli avevano visto che, spesso, in varie parti del mondo, gruppi di umani si riunivano attorno ai suoni detti musica, muovendosi insieme in quelle che chiamavano danze, e decorando con oggetti – bandiere, striscioni, luminarie – alcune abitazioni o gruppi di costruzioni dette città. Non c’era dubbio, dunque, in proposito: si trattava di quello che, in ciascuna delle lingue che parlavano, gli esseri umani chiamavano “festa”. 

Tuttavia, i Chtusufuli x09, ora, capivano ancora meno: se tutte le feste erano diverse l’una dall’altra, se esse erano limitate a singoli gruppi, città o regioni in diversi periodi dell’anno, con decorazioni, suoni e comportamenti differenti – se, insomma, ciò che si festeggiava o onorava, o chi si festeggiava o onorava, era sempre qualcosa o qualcuno di diverso – , perché, ora, in quasi tutto il mondo abitato, erano accese allo stesso tempo così tante luci e decorazioni? Tutti festeggiavano insieme qualcosa o qualcuno! Ma chi o che cosa si festeggiava? 

Insomma, chi era cosa tanto importante da meritare tutto quel dispiegamento di luci, musiche, addobbi, alberi, statuine in tutto il mondo? Chi era il festeggiato di quella festa stupefacente, il Natale? Incredibile a dirsi, per quanto fossero magniloquenti, magnificenti, evidenti, sfarzosi, ostentati, luminosi, regali quei simboli di festa, i poveri Chtusufuli x09 non riuscivano a capire chi fosse il festeggiato!

Forse uno di quelli che erano detti re e regine? Ma essi stavano in un pezzo limitato della Terra, e solo lì, quando uno di questi moriva o succedeva a un altro, si celebrava il fasto, si onorava il sovrano. Ma non era nulla di paragonabile a questo, la festa per un singolo, piccolo sovrano. Ma allora chi era il festeggiato: un re più potente dei re? Ma allora dove era costui? Perché non si presentava, perché non si invocava? Non poteva essere il Grande Nulla, la Grande Volontà, né la Grande Espansione vitale. Ma allora dov’era? Che fosse quel vecchio pancione con la barba bianca vestito di rosso? Ma esso non sembrava un re, come rappresentato nelle immagini dei grandi edifici regali, e pareva piuttosto, nella sua pinguedine, un grosso Chtusufulo x09 nel pieno del suo sviluppo espansivo. Né era possibile che molti esseri si abbigliassero in quel modo per essere venerati dai loro piccoli, portando loro oggetti detti doni: se i re regnano, comandano, come comanda la forza della Grande Volontà espansiva vitale, essi non portano vantaggi gratuiti – i doni – ai piccoli. 

Isomma, i Chtusufuli x09, per quanto osservassero i festoni, i comportamenti degli umani e ascoltassero le parole che questi si scambiavano – detti auguri – , non riuscivano a capacitarsi dei motivi di tanti segni di festa. Anzi, ascoltando gli auguri, ci capivano ancora meno: cosa significava quel Buon Natale e felice anno nuovo? Augurio sembrava significare desiderio di vantaggio o espansione – cioè, come dicono gli esseri, di bene – per gli altri simili. Ma perché augurare il bene? Per quale motivo? In forza di cosa o per volontà di chi? E perché proprio e solo a Natale?

No, gli Chtusufuli x09 volevano sapere. Erano testardi nella loro innata curiosità e nella loro costitutiva fame espansiva. Essi studiavano la Terra per inglobarla e divorarla, come avevano fatto con centinaia di altri pianeti. Ma qualcosa li aveva fatti desistere, fino a quel momento: questo non era un mondo insignificante, arido, incolore e freddo come tutti gli altri. Qui c’era qualcosa. O qualcuno. Dovevano capire questa novità, questa diversità, prima di espandersi e divorare anche questo. O almeno, prima di assimilare tutta la ricchezza naturale terrestre, avrebbero voluto assimilarne i segreti, il mistero di quella bellezza, di quella ricca varietà di forme e sapere. E, soprattutto di quella festa incomprensibile, che sembrava racchiudere un grande segreto, forse il più importante per capire tutto

Decisero di scendere sulla terra e scoprirlo. Avrebbero interrogato gli esseri, rivolgendo loro quelle stesse domande, e avrebbero finalmente capito.   

Di questo fu incaricato xz9, che il Consiglio dei Pesi Massimi di Tusufu elesse per la sua saggezza (cioè per la sua mole espansa) e per essere stato già a capo della spedizione di ricognizione e studio della Terra. Non fu difficile, per xz9, mimetizzarsi fra i terrestri, dato che, tra le doti dei Chtusufuli x09, vi è la camaleontica capacità di assumere la forma degli oggetti ed esseri con cui vengono in contatto. Ciò per poterli studiare più da vicino senza destare allarme in loro, ma anche, una volta che gli ignari alieni si siano assuefatti alla presenza degli Chtusufuli x09, per poterli divorare.  

La sera della vigilia di Natale, xz9 assunse le sembianze di un vecchio panciuto con la barba detto Babbo Natale, di cui aveva sentito molto parlare e di cui aveva visto le immagini su manifesti, locandine e balconi delle case. Scese in una delle più grandi e illuminate città di una delle più ricche e illuminate nazioni che festeggiavano in gran pompa quella festa detta Natale.