Natale sulla Terra (parte II) – la Terra sarà distrutta all’alba.

Natale sulla Terra (parte II)                                   – la Terra sarà distrutta all’alba.

Vi era molta gente per le strade, e Xz9, avendo bisogno di tempo per interrogare un terrestre in tutta tranquillità, scelse un individuo più discostato dalla folla, per potervi parlare senza essere disturbato dalla massa di terrestri. 

«Ciao terrestre!»

Un individuo imbacuccato, seduto sul bordo di un marciapiede in una via secondaria, alzò la testa e fissò quello strano essere panciuto, vestito con una tuta rossa attillata, che gli rivolgeva la parola.

«Ciao amico, hai un soldo? Ho fame!»

«Sono uno straniero, vorrei sapere che cosa festeggiate»

L’individuo lo guardò stupito, come se non capisse cosa stesse dicendo.

«Questa festa. Per chi è? Chi si festeggia con queste luci?»

«Non lo so. Io straniero. Io pensa solo trovare mangiare e basta. No interessa festa… hai un euro? Ho fame!»

Xz9, contrariato, si allontanò, pensando di non aver capito. Cosa voleva dire quella risposta? La città è piena di luci per una festa e quel bipede se ne sta lì a dire di avere fame e di non sapere niente di ciò che gli sta attorno! La fame stava piuttosto venendo a lui: il prossimo terrestre che non gli avrebbe dato una risposta soddisfacente l’avrebbe senz’altro divorato e assimilato. Prima, comunque, avrebbe fatto un altro tentativo, cercando di rivolgersi in modo più chiaro e gentile a quegli esseri. 

Si fermò poi vicino a un quartiere residenziale con grandi palazzi e grandi finestre illuminate, ornate da luminarie lampeggianti e festoni. Un terrestre femmina si avviava verso uno di quei condomini. 

«Salve, sono uno straniero e non conosco la vostra Terra. Mi chiamo xz9 e lei?»

Lo strano essere lo guardò strabuzzando gli occhi, poi, cercando di ignorarlo, accelerò il passo. Xz9 la raggiunse in un secondo e le fu di nuovo davanti, come materializzatosi in quel momento lungo il marciapiede. 

«Salve, sono …»

«Cosa vuoi!? Vattene subito o chiamo la polizia!»

XZ9 capì che la terrestre provava paura. Forse aveva capito che lui non era un suo simile. Doveva essere più prudente, se voleva ottenere informazioni.

«Non deve avere paura. Voglio solo sapere che cos’è questa festa. Che cosa significa?»

Xz9 sentì che la signora, ora, non provava più paura. Lo guardava incuriosita. Era vestita molto diversamente dall’individuo precedente, e dal contegno sembrava un membro importante della città. Forse uno di quelli che sono detti insegnanti o professori. In effetti, xz9 – che riusciva a comprendere le espressioni facciali e le vibrazioni interiori degli umani – vide che, ora, la terrestre lo guardava con sufficienza e, quasi, disprezzo. 

«Quale festa? Intende il Natale?»

«Sì, si chiama così?»

«Non sa cos’è il Natale?»

«No, per questo glielo chiedo».

«Senta, non fa niente, se lei è straniero, di diversa religione, non è tenuto a sapere cos’è il Natale… può dire solo “buone feste”, o non dire nulla».

Xz9 stava cominciando ad arrabbiarsi. Ma come? Gli sembrava di aver fatto una domanda semplice, eppure non riusciva ad avere una risposta, a farsi capire!

«Io voglio sapere che cosa è il Natale. Cosa si festeggia».

«Oh, ma gliel’ho detto… come dico sempre ai miei studenti a scuola, se sono atei o di altre religioni non devono sentirsi esclusi: il Natale è la festa di tutti… cioè… di chi la festeggia… di chi la vuole festeggiare… ma devono sentirsi liberi… è sbagliato dire “buon Natale”: molta gente non ci crede e… non si deve escludere o offendere nessuno»

“Escludere”? “Offendere”? “Credere”? Questo non aveva senso: si stava parlando di una festa? Anzi, quella che aveva tutta l’apparenza di essere la festa più importante e universale? Se una festa, come era per tutte le altre feste infinitamente più trascurabili di quella, è istituita per celebrare un evento, un’impresa o una persona importante, e quindi essere felici per l’occasione, che senso aveva riferirsi ad essa come se fosse motivo di male, anche solo per qualcuno? Per giunta, che senso aveva parlare a quel modo, sminuendo e quasi negando la festa, di fronte all’evidenza contraria di tutti i segni che, ovunque ti giravi, ti colpivano e ti ricordavano che era in corso qualcosa di eccezionale, un avvenimento unico?
Xz9 non riusciva proprio a capire ciò che stava dicendo quell’umana. 

Mentre la signora professoressa continuava a parlare così, quasi a giustificarsi di fronte a quell’estraneo di dover parlare di quella festa che pareva non voler neanche pronunciare, xz9 si allontanò rapidamente. 

Un altro tentativo ancora! Doveva riprovare, non poteva tornare dai suoi senza una risposta, e poi… quella sensazione, o percezione, che vi fosse qualcosa di importante da capire, prima di decretare la fine di quel pianeta tanto strano… forse valeva la pena di andare fino in fondo. Ma anche la pazienza dei Chtusufuli x09 aveva un limite! Era già da diverso tempo che lui, xz9, non si espandeva: il suo corpo, per non parlare del suo centro di Volontà gravitazionale, iniziava a risentirne.

Decise allora di recarsi là dove era il centro di tutto in città; là dove si concentrava la maggior luce, il più sfavillante e scintillante luccichìo; là dove la folla accorreva e si riuniva in massa: un grandissimo edificio addobbato da migliaia e migliaia di luci da cima a fondo, che pulsavano in diversi colori: blu, rosso, arancione. Per quanto la facciata della costruzione abbagliasse la vista, tanto era maestosamente decorata, xz9 percepiva vibrazioni fredde; tuttavia, doveva essere sicuramente lì che si celebrava il grandioso mistero di quella festività. In mezzo a tutta quella folla accorsa per l’occasione, avrebbe avuto le risposte che cercava.
Si fece largo tra la ressa ed entrò nell’edificio. Si guardò attorno, stupefatto. Grandi colonne reggevano enormi cupole; due piani di balconate delimitavano il perimetro di un vasto spiazzo, dove il brulichio della distesa degli esseri ammassati formava un tappeto mobile sotto una fitta luce abbagliante. Dopo pochi secondi che era entrato, un essere minuto – una femmina con un caschetto di capelli biondi – si rivolse a lui con parole incomprensibili, porgendogli qualcosa. Era un foglietto colorato e illustrato con grandi scritte sopra, in cui spiccavano parole come: «IMPERDIBILE OFFERTA!»; «MAGIA DEL NATALE»; «REGALI» e l’immancabile «BUONE FESTE!».

Xz9 ci capiva ancora meno: era come se, man mano che si addentrava nel cuore di quel mondo, nel cuore di quella festa, anziché avvicinarsi alla verità su quel mistero, si allontanasse sempre più da esso. Il senso di quel Natale gli sfuggiva ogni volta, a misura che lui cercava di afferrarlo. Tutti gli indizi portavano in quel luogo; tutti i segni della festa erano davanti e intorno a lui, ma questa non era lì: egli si trovava nell’apparenza della festa, ma questa mancava. Era una percezione – gli umani avrebbero detto sensazione o sentimento – che non aveva mai provato. Su Tusuful, tutto era molto lineare: a uno stimolo corrispondeva una risposta, a un bisogno una soddisfazione; e l’unico bisogno, sino a poco tempo prima, era stato quello di espandersi, inglobare, fagocitare tutta la materia attorno, fino a maturare, riprodursi e diventare, a propria volta, materia per altri Chtusufuli x09. Era tutto piuttosto semplice, non c’era nulla di ciò che gli umani chiamavano “dilemmi”, “domande”, “princìpi”, ecc. Essi erano generati, si espandevano, si moltiplicavano e perivano. Tutto finiva e ricominciava, in un ciclo infinito. Non c’erano “scopi”, “fini”, “realizzazioni”. Xz9 non sapeva nemmeno cosa significassero tali espressioni, sebbene, talvolta, osservando le azioni degli umani, aveva come intuito un qualche significato in esse.

Comunque, ora lui era lì, in quella specie di enorme alveare illuminato, e non poteva lasciarsi sfuggire una tale occasione. Non restava molto tempo: era atteso dalla cellula madre per fare rapporto e l’energia vitale era in diminuzione costante. Entrato in una delle tante camere con statue di plastica agghindate di panni, si rivolse a un giovane esemplare femmina che lo guardava sorridendo, esibendo in volto un’espressione di “gioia” e “felicità”. Xz9 non percepiva, invero, le vibrazioni calde e intense che aveva rilevato in altre occasioni in cui aveva visto tali manifestazioni sui volti umani, ma si disse che i terrestri erano imperscrutabili e oscuri, e che, se gli sorrideva, doveva essere per via della festa e significava che era ben disposta a rispondere alle sue domande.

«Ha bisogno di aiuto, signore?»

«Sì, vorrei sapere che cosa state festeggiando. È questo il luogo della festa, il Natale?»

«Ehm… sì, si trova nel posto giusto! Abbiamo delle imperdibili offerte per Natale, solo per oggi! Per i suoi regali, abbiamo…»

«Non mi interessano i regali, ho già quello che mi serve. Che cosa festeggiate a Natale?»

«A… Natale? Be’… Noi ai magazzini Lux desideriamo augurare delle serene festività a tutti i nostri clienti e… permettere loro di fare i migliori acquisti e… condividere la gioia delle feste con le persone che amano e… fare tanto, tanto shopping! eheh»

«Non capisco. Cosa significano queste luci? Non mi ha risposto! Mi vuole dire che alla festa di Natale si festeggiano… “le feste”? Quali feste? In una festa si festeggia la festa stessa? O altre feste indefinite, generiche, che non sono quella stessa festa? Che senso ha? Insomma, si può sapere che cosa festeggiate? Cosa significa Natale? “Significa” è una parola umana, vero? “Significato” è una parola umana? Capisce quello che dico?»

Ecco che la terrestre, come l’altra femmina più vecchia, incominciava ad avere paura. Com’è che, sulla Terra, appena incominciavi a domandare qualcosa che non riguardasse gli acquisti, lo “shopping” o le offerte, la gente si prendeva paura e ti guardava come se la volessi divorare? Che capissero le remote, ed eventuali, intenzioni degli Chtusufuli x09? No, era assurdo: come potevano essere così intelligenti? E poi si prendevano paura solo quando… No, era ancora più assurdo. Che avessero paura… del Natale? Ma allora perché lo festeggiavano (qualunque cosa volesse dire, per loro, festeggiare quella ricorrenza)?

«Sì… sì capisco. Lei… vuole sapere…»

«COSA È QUESTA FESTA: IL NATALE. Per favore»

«Ah, lei è straniero… non lo sa? Be’, il Natale è un giorno in cui ci si ritrova con la famiglia per… per mangiare insieme… Sì, si mangia… oltre allo shopping, naturalmente! Però innanzitutto ci si rimpinza di dolci: panettoni, pandori, budini, pudding, cookies, muffins… poi carne: faraona, tacchino, arrosto, cotechino… mmh… oh, ma forse lei è vegetariano. O vegano! Be’, anche la mia compagna lo è: a capodanno vado dai suoi e mangiamo germogli di soia, tofu, quinoa… Ma non sarà anche lei vegano… l’ho offesa? Si sente bene?»

La tuta rossa che avvolgeva la forma umana di xz9 si stava lacerando. L’abitante di Tusufu stava riprendendo la sua forma di corpo plumbeo e informe in fase espansiva. In un istante si attaccò all’umana, avvolgendola col proprio corpo, prima che quella riuscisse a urlare. Ci volle circa un minuto per assorbire e inglobare la materia terrestre. Due o tre umani videro la scena e corsero via. Quando, poco dopo, accorsero altri bipedi, non rimanevano che poche tracce gelatinose al suolo, segno del passaggio di un Chtusufulo x09.

Xz9, sazio di quel pasto e corroborato, se ne stava già volando via, fluttuando verso la navicella in orbita, dove lo attendeva la cellula di ricognizione.

Che cosa aveva creduto? Di trovare qualcosa di diverso dalla semplice materia da assimilare? Quegli esseri – gli umani – erano irrimediabilmente stupidi e insensati. Era stato tempo perso cercare di capire cosa fossero quelle loro feste e quel loro Natale: a quanto pareva, non era altro che un’ennesima assurdità, come l’abitudine che avevano molti di loro di incolonnarsi dentro automobili per ore sotto il sole o quella di affollare edifici come quello dove era stato, simile a una grande formicaio, per prendere oggetti inutili da stipare nelle celle delle proprie abitazioni. In fondo, al di là dell’apparenza, pensava xz9, questi umani non sono molto diversi dagli insetti.

Nessun mistero, niente che valesse la pena di conoscere, nel mondo umano, e per il quale i terrestri meritassero di essere risparmiati dall’espansione. Nulla che essi potessero insegnare ai Chtusufuli x09, con la loro necessaria e pacifica espansione continua. L’unico mistero, se ve n’era uno, era proprio l’insensatezza – per usare un concetto umano – , cioè la negazione di quelle cose che non erano sofferenza, guerra e distruzione; la negazione di quello che avevano di unico in tutto l’universo. E questo, decisamente, non metteva conto di essere assimilato.

Anzi, pensò xz9, sarà meglio liquidare in fretta la Terra e passare oltre, presso altri pianeti, altre galassie, e non essere contaminati dalla follia umana.
Ci eravamo sbagliati: ciò che credevamo grande e degno di scoperta, di diverso dal nostro mondo, era solo un abbaglio, come quelle luci nelle loro città; come quel Natale. Espandersi nelle cose e mangiare: era tutto qui quel loro Natale. Dunque non c’era di più e di diverso rispetto a Tusufu, a parte la singolarità e la proporzione di quei corpi. Forse gli umani cercavano di attirarci, come fossimo insetti notturni attratti dalle luci artificiali, presso il loro pianeta, perché non li divorassimo. Ma noi non siamo insensati come insetti notturni.

No, pensava xz9, non verrà risparmiato nulla di questo pianeta. Farò rapporto e procederemo con l’espansione. Gli umani, come quell’essere femmina, sono molto appetitosi: questo sarà tutto ciò che possiamo ricavare da loro: i loro involucri corporei.

La Terra sarà distrutta all’alba. Buone feste.